martedì 5 marzo 2013

HELP anti stress da studio!!

Sono a casa, sul letto, da un'ora.
Non riesco proprio a tirarmi su, che rabbia!
è dal 10 di gennaio che studio-studio-studio e non faccio altro. anzi no lavoro anche!!

C'è solo un piccolo problema, domani avrei un esame, l'ultimo, e non posso cedere proprio ora!!!






Voi che fate per ricaricarvi quando proprio siete a corto di energia e dormireste E BASTA per 24 ore?

Sono aperta a tutte le possibilità, purchè a budget limitato e che non richiedano più di un oretta...ho 120 pagine da ripassare ancora sul groppone!! :(

HELP!!

domenica 3 marzo 2013

Il trapano


Ma io sempre cose tristi o arrabbiate scrivo??
Nonono non va bene!correggiamo il tiro!!

Oggi voglio registrare la causa del mio sorrisone giornaliero!
la definizione che da di me un mio compagno di studi:

"Ricorda che sei un TRAPANO!
Trapano perché il trapano buca i muri e anche le pietre...sei dura e testarda...testa bassa e vai!"

Che dite, lo prendo come un complimento??mmm...;)





giovedì 28 febbraio 2013

In quanti portano il fardello?


Diciamo che il "bastone" di mia mamma, anche prima della malattia, sono sempre stata io. Dall'età di circa dieci anni sono sempre stata, senza rendermene conto, la principale confidente di mia madre.
Passava ore a raccontarmi e ripetermi senza sosta episodi (ovviamente brutti) risalenti al fidanzamento, al matrimonio e alla vita coniugale con mio padre. Che la cosa non fosse troppo normale me ne sono resa conto dopo anni e anni (almeno dieci), ma il danno oramai era fatto.

E' stato perciò completamente naturale che fossi io per prima, prima ancora che lei stessa lo capisse, a rendermi conto della sua malattia. Il cancro all'utero.

Quando la ginecologa, saputo delle perdite di sangue ha detto
"è difficile che sia un fibroma considerato che è in menopausa, è possibile che sia qualcosa di patologico"

e ci ha ordinato di fare altri esami, io mia madre la tranquillizzavo, ma la notte stessa, dopo un giro su internet di qualche ora, sono andata a letto con la consapevolezza di ciò che ci aspettava. Anche se mai avrei immaginato fosse già COSI' GRAVE.

Seguirono ecografie, TC, risonanze...a decine prima e dopo la diagnosi. Mia madre non ha mai voluto leggerle. ok, comprensibile, io non so al posto suo cosa farei.

Ma in casa ci sono altre 3 persone: un padre e due sorelle già oltre i 20 anni. Indovinate chi è l'unica persona che ha letto, riletto e straletto tutti i referti, le pagine internet, le orrende statistiche, cercato le migliori cure?
IO, solo e solamente IO.

Sorella 1: scoperta la diagnosi è incredibilmente partito un  periodo in cui si rendeva necessario stare all'università dalle 8 del mattino alle 7 di sera. 
Partiva alle 6.30 e tornava alle nove passate chiudendosi in camera, praticamente non ho ricordi di lei in quel periodo.

Sorella 2: troppo pigra per uscire, restava in casa ma non voleva sentire, chiusa in camera tutto il giorno. se provavo a parlare con lei della diagnosi mia madre se ne accorgeva e urlava come un'ossessa. troppo piccola (20 anni) per essere resa partecipe.

Mio PADRE: un campione indiscusso di testa nella sabbia e pavidità. 
Mi ricorda tanto Don Abbondio, ma più che un vaso di coccio lo definirei un vaso di vetro. Alla prima diagnosi, in barba al coraggio che un uomo, capofamiglia cinquantenne dovrebbe avere se non altro per difendere le 4 donne che sono con lui, si è messo a piangere più di mia madre. Che cuor di leone.
Va beh direte, è carattere.

Beh, diciamo che le palle d'allora innanzi le ho dovute tirare fuori io.
Prendendo il suo posto nel letto con mia madre, a parlare con i medici, a cercare istituti migliori, a incoraggiarla, a medicare le ferite del port (messo da macellai), ad accompagnarla a Milano per ogni seduta di chemioterapia, a ogni visita, a ogni esame. OGNUNO.
Anche lui veniva, non sia mai detto che si disinteressava.
SI, VENIVA.
Saliva in macchina (dietro, guidare non se la sentiva fino a milano, 45 minuti di macchina), allacciava la cintura e non parlava. MAI. Neppure se interpellato. Veniva, guardava, risaliva in macchina e via a casa, la sua coscienza era pulita.

La sua coscienza è rimasta pulita anche quando abbiamo dovuto prendere la decisione di spostare mia madre da un ospedale all'altro per l'operazione, non lo scorderò mai.
Mia madre ha insistito perchè mi accompagnasse a parlare con il chirurgo che avrebbe dovuto operarla "con un uomo è meglio, hai solo 26 anni e sei una ragazza". 
L'UOMO, terrorizzato, stava svenendo sulla scrivania del primario, non ha (tanto per cambiare) spiaccicato parola, ed è tornato indietro come era venuto.

Decidere di spostare mia madre non è stato facile, l'operazione a causa dello stato avanzato del cancro era rischiosa, non me la sentivo di prenderla da sola.
In cucina, dopo 10 giorni di fughe a ogni mio accenno, li prendo tutti insieme: "che si fa?".
L'uomo, la cui moglie e madre delle sue figlie era ammalata di cancro al 4o stadio, ha impavidamente sentenziato: "VEDI TU".

Ho visto io. Questa e tante altre cose.
Non ho rimpianti, ho fatto giornate allucinanti avanti e indietro da como a milano per portare mia mamma al mattino a fare la chemio, tornare indietro a fare un esame scritto di tre ore (visto che per prendermene cura non avevo potuto lavorare ci tenevo almeno a prendere la magistrale e sentire che la mia vita in qualche modo ancora mi apparteneva) e la sera stessa tornare indietro a prendere il caro paparino che, parole di mia madre: "è un povero vecchio, non può prendere il treno!non ti rendi conto??". E giù urla in difesa del marito e delle figlie.
Il fardello dei problemi di mia madre lo ho sempre portato io, come mi permettevo di cercare di cambiare le cose?

Ah, per la cronaca. Il povero vecchio ha 56 anni.

Ma sapete una cosa?Finchè ho avuto le forze non me ne è mai fregato NULLA DI NULLA di fare la vita che facevo. Avanti e indietro tra medici, ospedali, università, lavoretti part-time, medicazioni, punture e la sera a dormire con mia madre nel posto, non solo fisico, che doveva essere di mio padre.

Ero consapevole che il peso più grande lo portava mia madre e volevo a tutti i costi fare in modo di alleggerirglielo e di trovare per lei le cure migliori. Gli altri non volevano fare lo stesso? non mi interessava, bastavo io.

Ma non avevo tenuto conto di una cosa. Che potesse succedere ciò che ora è successo, e cioè che NON CE LA FACCIO PIU'.

Dopo un anno e mezzo sento che non tengo insieme tutto e che a farne le spese è ciò che per me è più importante: l'università, il mio futuro oltre i problemi, la mia finestra di cielo solo per me.

E mi chiedo...se fossi stata aiutata??se i miei familiari non avessero messo la testa sotto la sabbia forse ora le mie energie sarebbero ancora qui, avrei potuto preservarne un po' e tutti insieme saremmo stati forti più a lungo.

E mi arrabbio, e recrimino. 
E l'UOMO risponde: se non ti va bene VATTENE. E mamma lo difende. Entrambi ben consapevoli che non lo farò.

"Papà come avreste fatto l'anno scorso senza di me?non sono una santa ma lo sai che non tutti i figli avrebbero fatto quello che ho fatto io, sola!"

"Avrei chiamato un taxi"

Avrebbe chiamato un taxi. L'UOMO.

lunedì 25 febbraio 2013

STANCA SFINITA kAPUT

Vi capita mai di non aver voglia di fare niente??Dopo un mese e mezzo all'università, in quella cavolo di aula studio dalle 10 a mezzanotte ora sono sfinita e sto passando la giornata a letto, ma i sensi di colpa si sprecano.

Perchè mi sembra sempre che gli altri facciano millemila cose e io niente?
Forse inizio anche a sentire la stanchezza di un anno e mezzo sul filo del rasoio, tra levataccie e trasferte per chemio alle 6 del mattino verso milano, tac, notti insonni per cercare medici, attese di diagnosi, alternarsi di brutte e belle notizie. Sfiancante, psicologicamente e fisicamente.

ah dimenticavo, dopo i mille sacrifici che ho fatto, rinunciando a lavorare dopo la laurea triennale (era il mio sogno) per assistere mia mamma al meglio e credo allungarle la vita cercando sempre di scegliere dottori e cure migliori girando come una trottola, anche stamattina mi sento dire che se me ne vado è meglio, tanto non servo a nulla.

Da mio padre che non ha mai letto una tac, che quando parlavo con i medici stava zitto, che se gli dicevo che  la situazione era grave e doveva darmi una mano andava nell'altra stanza.

Ecco forse di cosa sono stanca.

Ma oramai mancano 6 mesi alla laurea magistrale, devo ingoiare amari rospi e poi scappare, comunque vada qui io devo salvare anche me stessa, ANCHE ME STESSA.
Scusate lo sfogo, grazie..

sabato 23 febbraio 2013

Quelli che...SE LA BATTONO!

Capita questo strano fenomeno. Quando in una famiglia qualcuno si ammala di cancro.
Piano piano la voce si sparge e la signora del piano di sopra che ci faceva mille salamelecchi, il collega di lavoro tanto gentile, l'amica con cui facevamo l'aperitivo tutte le domeniche, così, come per magia...dal giorno dopo...

....PUFF!!SPARITI!!

Senza nemmeno prendersi la briga di diradare piano piano fino a far scomparire gli incontri, NO! Se la battono allegramente, e se ti vedono da lontano cambiano strada...non sia mai che un giorno si scopra che il cancro è contagioso.

A me è capitato così con un paio di persone.

Innanzitutto la famiglia del ragazzino con problemi di apprendimento che seguivo da qualcosa come 4 anni, tutti i giorni. in una situazione familiare in cui un buon 95% delle persone se la sarebbero data a gambe (i genitori litigavano come pazzi davanti a me).
Vengono a casa a farmi gli auguri per la laurea (di 3 giorni prima) scoprono che abbiamo appena saputo la diagnosi di mia mamma e da un giorno all'altro, toh il caso, si dimenticano di richiamarmi.
Così io senza lavoretto che mi concedeva un minimo di indipendenza e con le mille incombenze psicologiche e pratiche di una mamma malata ci son rimasta diciamo un POCHINO male.
PACE, capita.

Si sa, il quartiere è piccolo, la gente mormora. e ogni piccolissima novità viene commentata dal parrucchiere, dal panettiere e, non c'è bisogno di dirlo, alla messa domenicale. 
Una delle più assidue e indefesse praticanti dello spettegolaggio comasco, non per tirarmela, la conosco io.
La mamma della mia amica d'infanzia, che con la figlia fa una coppia a cui nulla sfugge.
Sanno a memoria le targhe di tutto il quartiere (non scherzo) e conoscono orari e spostamenti di ogni suo abitante. Casi di depressione, alcolismo, bulimia, anoressia ecc. ecc. sono i bocconi più ghiotti.
Ma il CANCRO no, è schifato perfino da loro. 
Perciò la mia "amica" dopo avermi buttato li un paio di battute del tipo "hai visto quel servizio ieri sera in tv sulla chemioterapia?" "hai sentito che tale personaggio famoso hai il cancro?" e visto che non raccoglievo (diamine se  sei mia amica chiedi esplicitamente!) ha rinunciato.
Non mi chiama più.  E la madre se incontra la mia per strada si incanta magicamente girandosi a guardare chissà cosa sui palazzi che conosce da una vita, dando le spalle alla strada e ai passanti, si intende!

Mi vengono in mente gli abitanti di questo palazzo che fanno a passo di bradipo il vialetto verso il portone se ci siamo davanti io o le mie sorelle e se, disgraziatamente, non hanno via di fuga e devono per forza salutarmi hanno proprio la faccia da

"UFF non ce l'ho fatta a scamparla, ma proprio ora doveva passare?". 

Beninteso che a nessuna di queste persone abbiamo mai detto nulla del nostro "problemuccio" esplicitamente, ma già il fatto che si sappia li mette in un inspiegabile imbarazzo.

Perchè tutto ciò? io credo che una buona fetta delle persone non vogliano parlare di cancro perchè è detta "il male incurabile". e questo fa paura, forse un po' lo capisco.

Però che scelta del cazzo questa società, voglio dire, fosse l'unico male incurabile potrei capire, ma non mi pare!

Anche il diabete è incurabile, per dirne una, ma quando a mio papà lo hanno diagnosticato 20 anni fa (si, non ci facciamo mancare nulla) non è che la gente ha cominciato a scappare, valli a capire. La potenza delle parole: MALE INCURABILE.

Detto questo vorrei chiudere il post con una nota positiva, anzi DUE.

Uno: ora so chi ho davanti, e dici poco. Le persone che dicevano di volermi bene e non hanno neppure le palle di domandare ora hanno un posto ben preciso nella mia classificazione delle conoscenze :)

E poi si impara ad apprezzare mille volte di più chi invece c'è, chi RESTA.
O anche solo le persone che farebbero a meno ma chiedono sempre e con il sorriso sulle labbra

"Come sta tua mamma?"

Le persone sconosciute come quel professore che quel giorno mi ha vista piangere fuori dalla classe e ha subito capito.
Il fidanzato (quello nuovo, di quello che avevo all'inizio della malattia di mia mamma parlerò in un post a parte, quando avrò voglia di descrivervi uno stronzo vero) che si arrabbia se non gli chiedo aiuto quando sto male o ho problemucci pratici (sono una testona orgogliosa).

Una delle prime cose che si imparano quando ci si "imbatte" nel cancro è che comunque vada sei SOLO, i cazzi sono principalmente tuoi (nel mio caso anche familiari più stretti come le mie sorelle e mio padre non hanno realizzato immediatamente e hanno lasciato le incombenze a me).

MA QUANTO PUO' FAR BENE UN SORRISO E UNA PAROLA GENTILE???

Ricordatevene voi che leggete, quando incontrando una persona malata o un suo familiare vi verrà voglia di accelerare il passo. Non costa nulla e regala conforto.

Ma se avete finito di leggere questo post invece che dirottarvi su Dagospia, mi sa che lo sapete già :)

martedì 19 febbraio 2013

Il Sale Su Cartagine

Buongiorno a tutti...
Perchè il sale su Cartagine? Perchè è così che mi sento in questo periodo, dopo un anno e mezzo dalla diagnosi di cancro a mia madre.
Dopo visite, esami sempre peggiori, tac che sembravano sentenze...giorni pieni di coraggio e di parole forti...oggi dopo un anno e mezzo mi sento rasa al suolo, e chissà se mai ricrescerà qualcosa...

Ma non voglio essere solo negativa!La mia vita nell'ultimo anno è stata un vortice che ha risucchiato tutto ciò che c'era prima, ma ha sollevato anche cose sepolte e nuove, non tutte brutte!

Il mio punto di vista è quello di un familiare....non voglio azzardarmi a dire che soffriamo quanto i malati, non potrei mai, dopo tutto ciò che ho visto su mia madre, nelle corsie di quegli ospedali, luoghi che NESSUNO AL MONDO DOVREBBE CONOSCERE...

ma purtroppo il cancro si abbatte anche su coloro che stanno intorno a chi sta male, sulle loro speranze, sulla libertà, sulla leggerezza di prima...che paradiso era la vita di prima!!

perciò vorrei dar voce anche a chi "sta dietro", a chi soffre in modo diverso...

Sono certa di non essere l'unica, purtroppo, a sentirsi così...ne parliamo?
Vediamo che ne viene fuori....

Nel frattempo...Ciao a tutti!!!
:)

Serena